Plastica e cleaning professionale: cosa cambia con le nuove norme UE
Nel settore del cleaning professionale, la plastica è un materiale onnipresente. Flaconi di detergenti, serbatoi, spazzole, carrelli, manici, componenti di macchine e accessori monouso: difficilmente si può immaginare un'attività di pulizia che non faccia largo uso di polimeri sintetici.
La plastica offre vantaggi innegabili: è leggera, economica, resistente agli agenti chimici e facilmente sanificabile. Tuttavia, il contesto normativo europeo sta cambiando rapidamente, imponendo nuove regole che riguardano direttamente chi utilizza, acquista o gestisce prodotti e attrezzature per la pulizia professionale.
L'obiettivo di questo articolo è fornire un quadro chiaro delle principali novità legislative e offrire indicazioni pratiche per orientarsi in questo scenario in evoluzione. Non si tratta di demonizzare la plastica, ma di comprenderne l’uso consapevole, riducendo gli sprechi e anticipando i requisiti che diventeranno presto obbligatori.
Il quadro normativo europeo
Tre sono i principali riferimenti legislativi che stanno ridefinendo il rapporto tra plastica e settore delle pulizie professionali.
La restrizione REACH sulle microplastiche (Reg. 2023/2055)
Il Regolamento europeo 2023/2055 introduce restrizioni sull'uso intenzionale di microplastiche in numerose categorie di prodotti. Le microplastiche sono particelle di polimeri sintetici inferiori a 5 millimetri, spesso aggiunte intenzionalmente a detergenti, cosmetici e prodotti per la manutenzione.
Per il settore cleaning, questo significa verificare che i detergenti e i prodotti chimici utilizzati non contengano microplastiche aggiunte intenzionalmente. I produttori aggiornano schede tecniche e formulazioni, ma anche l’utilizzatore professionale deve accertare la conformità dei prodotti acquistati.
La Direttiva SUP sulla plastica monouso (UE 2019/904)
La Direttiva Single-Use Plastics (SUP) mira a ridurre l'impatto ambientale dei prodotti in plastica monouso. Sebbene il focus riguardi articoli come posate, piatti e cannucce, le implicazioni per il cleaning professionale coinvolgono packaging e accessori usa e getta.
Panni monouso, guanti non riutilizzabili e confezioni di detergenti sono sotto osservazione. La direttiva incentiva l'adozione di alternative riutilizzabili e introduce obblighi di etichettatura e responsabilità estesa del produttore.
Il nuovo Regolamento Macchine (UE 2023/1230)
Il Regolamento Macchine 2023/1230 impone requisiti più stringenti su tracciabilità dei materiali, sicurezza e documentazione tecnica. Per lavasciuga, aspiratori e spazzatrici questo significa maggiore attenzione alla composizione dei componenti plastici, alla loro durabilità e alla riciclabilità.
I produttori devono indicare chiaramente come smaltire o riciclare le parti in plastica, promuovendo un approccio circolare dalla progettazione al fine vita.
Cosa significa concretamente per le aziende
Le nuove normative comportano cambiamenti tangibili nelle attività quotidiane delle imprese che utilizzano servizi di pulizia professionale.
Forniture e acquisti
Diventa essenziale verificare che fornitori di detergenti, attrezzature e materiali di consumo rispettino le nuove disposizioni. Schede tecniche e certificazioni avranno un peso sempre maggiore negli approvvigionamenti.
Gestione dei rifiuti
La corretta separazione e lo smaltimento dei materiali plastici diventano obblighi normativi oltre che etici. Le aziende devono organizzare procedure interne per la raccolta differenziata dei rifiuti generati dal cleaning.
Documentazione e tracciabilità
In caso di audit, dimostrare la provenienza e la conformità dei materiali diventerà cruciale. Conservare schede tecniche e certificazioni diventa una pratica da adottare sistematicamente.
Immagine aziendale
Clienti e stakeholder sono sempre più sensibili alla sostenibilità: dimostrare un impegno concreto nella riduzione dell'impatto ambientale rappresenta un vantaggio competitivo.
Guida pratica: come adeguarsi
1. Verificare fornitori e schede tecniche
Il primo passo è mappare i prodotti in uso e richiedere la documentazione aggiornata. Occorre verificare:
- assenza di microplastiche aggiunte intenzionalmente;
- conformità del packaging alle disposizioni sulla plastica monouso;
- composizione e riciclabilità dei materiali.
Un fornitore serio è in grado di fornire queste informazioni in modo trasparente.
2. Privilegiare packaging ricaricabile e materiali riciclati
Flaconi ricaricabili, taniche riutilizzabili e detergenti concentrati riducono volumi e sprechi. La plastica riciclata post-consumo (PCR) è oggi un'opzione sempre più diffusa.
3. Scegliere attrezzature riparabili e con ricambi disponibili
Macchine progettate per essere riparate rappresentano un investimento sostenibile nel lungo periodo e in linea con i principi dell'economia circolare.
4. Formare il personale sulla gestione dei materiali
È necessario coinvolgere gli operatori nella corretta separazione dei rifiuti plastici e nello smaltimento dei contenitori vuoti. Formazione e consapevolezza generano conformità e riduzione degli sprechi.
5. Richiedere certificazioni e tracciabilità
Scegliere fornitori che possano dimostrare la conformità tramite certificazioni: Ecolabel EU, percentuali di materiale riciclato, dichiarazioni REACH ecc.
Le domande ancora aperte
Il materiale o il modello d'uso?
La normativa si concentra sulla plastica, più che sul modello di consumo. Una plastica riutilizzata più volte può avere un impatto minore rispetto a un’alternativa usa e getta. Il problema non è il materiale, ma il monouso.
Il peso della compliance sulle PMI
Certificazioni, tracciabilità e documentazione possono essere onerose. Le grandi aziende possono sostenere questi costi, le PMI spesso no. Il rischio è una concentrazione del mercato.
La scarsità di materiale riciclato certificato
La domanda supera l’offerta di PCR di qualità adeguata. Il riciclo meccanico degrada il materiale, quello chimico è costoso. La situazione può stimolare pratiche poco trasparenti.
Le alternative sono sempre migliori?
Eliminare un componente non garantisce automaticamente un minor impatto ambientale. Servono analisi comparative di ciclo di vita, spesso mancanti.
Conclusione: un percorso condiviso
Le nuove normative europee sulla plastica rappresentano un cambiamento significativo che coinvolge l’intera filiera: produttori, distributori, imprese di pulizia e aziende clienti.
Non si tratta di un adeguamento immediato, ma di un percorso graduale che richiede collaborazione, aggiornamento e consapevolezza. La sostenibilità non è un traguardo, ma un percorso condiviso.
Come impresa di pulizie, anche noi stiamo valutando fornitori e soluzioni per allinearci progressivamente ai nuovi requisiti, con pragmatismo e senza slogan.
Le aziende che anticiperanno questi cambiamenti saranno avvantaggiate dal punto di vista normativo, reputazionale e competitivo. Il futuro del cleaning professionale passa da qui: usare la plastica dove serve, ridurla dove possibile, gestirla in modo responsabile.
FAQ – Domande frequenti
I detergenti che contengono microplastiche aggiunte intenzionalmente, gli accessori monouso e il packaging sono i principali elementi coinvolti dalle nuove normative europee.
Sì, il Regolamento Macchine introduce maggiori requisiti di tracciabilità, sicurezza e riciclabilità, che i produttori dovranno documentare in modo più dettagliato.
Puntando su materiali riciclati, attrezzature riparabili, detergenti concentrati e una formazione efficace del personale. Piccoli passi riducono costi e sprechi.
Non necessariamente: alcune alternative richiedono più energia, acqua o maggiori quantità di prodotto. È importante valutare sempre l’intero ciclo di vita.
Riferimenti normativi
- Regolamento (UE) 2023/2055 – Restrizione microplastiche REACH
- Direttiva (UE) 2019/904 – Plastica monouso (SUP)
- Regolamento (UE) 2023/1230 – Regolamento Macchine